L’età è solo un numero: il momento giusto per essere felice è ora
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Una delle “verità” assolute e indiscutibili che ci insegnano fin da bambini è che ci sia un’età giusta per ogni cosa. È un modo di ragionare e intendere la vita che accettiamo passivamente e prendiamo per certo, senza porci alcuna domanda.
Ci dicono che puoi essere spensierato solo quando sei un bambino, perché a 20 anni devi studiare, a 30 devi fare figli, a 40 devi lavorare per pagare il mutuo, a 50 sognare la pensione, a 60 rallentare e a 70 goderti la vita. A 80, se ci arrivi, sei “troppo vecchio”. Per fare qualsiasi cosa.
Questo modo di ragionare è frutto del nostro desiderio di categorizzare tutto e tutti. Ci viene più facile vivere se sappiamo esattamente cosa è giusto per qualcuno o per qualcosa. Dimmi che età hai e ti dirò cosa dovresti fare della tua vita.
Seguendo queste istruzioni universali e intransigenti (che accettiamo senza sapere nemmeno chi le abbia scritte) possiamo stare tranquilli di non essere giudicati: nessuno ti dirà mai che stai sbagliando se a 20 anni frequenti l’università e a 60 anni decidi di goderti i risparmi di una vita iniziando a viaggiare.
Il problema, semmai, si pone se a 20 anni vuoi viaggiare per il mondo e a 60 anni vuoi frequentare l’università: di fronte a questi casi particolari, colui che ha sempre seguito la cosiddetta “normalità” va in tilt. Come un computer che riscontra un’anomalia, si blocca e segnala il pericolo.
Perché per molte persone non è concepibile l’idea che qualcuno faccia semplicemente ciò che lo rende felice. È un’idea che fa paura, come tutto ciò che è diverso e inesplorato. D’altronde, se nell’immaginario comune la vita è sofferenza, responsabilità, amarezza e “mai una gioia”, perché questi si permettono di provare ad essere felici?
Forse perché, l’idea di normalità è tutta una grande illusione?
Personalmente c’è una cosa che ho imparato viaggiando: spesso la felicità si trova proprio nelle scelte di vita alternative.
Viaggiare ti insegna che l’età è solo un numero
È proprio viaggiando che ho compreso quanto l’età sia solo un numero, un limite immaginario, un ostacolo senza sostanza. Perché viaggiando ti allontani dalla gabbia della quotidianità e delle azioni sempre uguali e comprendi che non esiste un solo modo di vivere. Le alternative ci sono e sono meravigliose.
Viaggiando ho conosciuto un signore australiano che a 50 anni, dopo il divorzio con la moglie, si era trasferito a vivere a Bangkok per coronare il sogno di aprire un ristorante. Ho incontrato una coppia di 40enni che aveva aperto una guesthouse a Koh Chang, una ragazza che si era “inventata” un’agenzia turistica a Siem Reap, un 30enne svedese che aveva mollato tutto per diventare insegnante di immersioni sulle isole thailandesi. Ho conosciuto una ragazza italiana che ha aperto il barettino piu’ bello e accogliente di tutta Koh Samui…e anche una ragazza che ha aperto una scuola di lingue col marito che gestiva lussuose ville.
Ho conosciuto giovani, ma anche tante persone che avevano superato da tempo i quaranta o i cinquanta, se non persino i sessanta
Avevano affrontato la vita nel modo giusto rispettando proprio quelle famose “istruzioni scritte da altri“, e solo dopo tanti anni si erano resi conto che non funzionavano, che non facevano per loro.
Ho sempre provato grande stima nei loro confronti, perché decidere di mollare tutto per provare a lavorare viaggiando vita a 20 è un conto, ma farlo a 50 anni è tutto un altro paio di maniche. Al tempo stesso, questi incontri mi hanno permesso di capire bene quanto sia assurda l’ossessione che noi occidentali abbiamo per l’età.
Non è l’età a determinare la forma della tua felicità
Siamo convinti, proprio come lo ero stato io prima di quella serie di incontri straordinari in viaggio, che ci sia un’età giusta per rischiare, una per fare figli, una per mettere la testa a posto e una per rassegnarsi al fatto che nulla cambierà, perché tanto ormai è troppo tardi.
Ma quanto è assurdo ragionare in questo modo? Specialmente al giorno d’oggi, con tutto il benessere di cui godiamo che ci permette di arrivare in ottima forma fisica anche molto in là con gli anni.
Invece di seguire le coordinate della nostra felicità, diamo un’importanza spropositata ai numeri stampati su un pezzo di carta o alle date su un calendario. Così come in base al giorno della settimana devi comportarti in un certo modo (il sabato sera è obbligatorio divertirsi, il lunedì mattina è obbligatorio essere incazzati), in base alla tua età devi seguire certe regole e determinati percorsi di vita per non sembrare uno di quei personaggi strani da cui tutti ti mettono in guardia.
In realtà, quando ci rifletti su, ti rendi conto che l’età non è altro che una trappola per ingabbiarci in convinzioni moralmente illegittime, come qualsiasi altra etichetta che le persone ci attaccano addosso per categorizzarci. Tutto ciò che ci anticipa e ha la presunzione di parlare per noi è un impedimento al nostro desiderio di essere ciò che siamo, senza maschere e filtri.
L’età è solo un numero. Prima ti liberi dalle assurde aspettative che la gente associa agli anni che hai sulle spalle e prima inizi il tuo percorso verso la felicità. Quel percorso dove non è l’età a definirti ma la larghezza del sorriso sul tuo volto.
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